VOGHERA, PERQUISIZIONE IN CARCERE: POLIZIA PENITENZIARIA TROVA TELEFONI CELLULARI NELLE CELLE DELLA CASA CIRCONDARIALE - Sappe Lombardia

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VOGHERA, PERQUISIZIONE IN CARCERE: POLIZIA PENITENZIARIA TROVA TELEFONI CELLULARI NELLE CELLE DELLA CASA CIRCONDARIALE
 
07/02/2019 in VOGHERA, letto  938 volte

Fruttuosa perquisizione in carcere, questa mattina, a Voghera. Gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno esaminato e perquisito ogni anfratto della Casa circondariale. A darne notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “I poliziotti penitenziari del carcere hanno condotto una perquisizione interna finalizzata a prevenire l’eventuale possesso di oggetti non consentiti in cella”, spiega Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del SAPPE. “Durante la perquisizione ordinaria sono stati rinvenuti dei telefoni cellulari abilmente occultati all’interno di due celle del nuovo padiglione del carcere dì Voghera e solo e sempre grazie alla professionalità del nostro personale di polizia penitenziaria che si può garantire sempre più l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari italiani”. “Il rinvenimento di telefoni cellulari in alcune celle del carcere di Voghera” aggiunge il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece “conferma che tenere i detenuti a non far nulla, anche nei momenti previsti di socialità, può essere grave e pericoloso. Deve fare seriamente riflettere anche sulle pericolose condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, che ogni giorno di più rischiano la propria vita nelle incendiarie celle delle carceri italiane”. Capece sottolinea l’alto numero di eventi critici che caretterizza le carceri italiane:“ La situazione si è notevolmente aggravata rispetto al 2017. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre delle carceri italiane nell’intero anno 2018 sono inquietanti: 10.423 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2017, già numerosi: 9.510), 1.198 tentati suicidi sventato in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria (nel 2017 furono 1.135), 7.784 colluttazioni (che erano state 7.446 l’anno prima). Alto anche il numero dei ferimenti, 1.159 ferimenti, e dei tentati omicidi in carcere, che nel 2018 sono stati 5 e nel 2017 furono 2. La cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”. Netta è la denuncia del SAPPE: “Da tempo il SAPPE denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. Ed è altrettanto grave che, nonostante l’altissimo numero di telefoni cellulari che periodicamente scopriamo nelle carceri di tutta Italia, ancora non si è provveduto a schermare le Sezioni detentive all’uso di tali smartphone. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Per questo nelle carceri c’è ancora tanto da fare, ma senza abbassare l’asticella della sicurezza e della vigilanza, senza le quali ogni attività trattamentale è fine a sè stessa e, dunque, non organica a realizzare un percorso di vera rieducazione del reo. Ed è grave che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria guidato da Francesco Basentini non sia in grado di mettere in campo efficaci strategie di contrasto alla spirale di ingiustificata violenza contro i poliziotti penitenziari!”.

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